"Il ciclismo è andare". Ma si torna sempre in Trentino
Un’intervista sulla bici con il campione Daniel Oss
L'appuntamento è in un bar di Riva del Garda per le nove del mattino. Non vediamo l’ora di pedalare con Daniel. Parcheggiamo di fronte al bar che ci ha indicato per l’appuntamento e ci accomodiamo nel dehor per una colazione. Si tratta di un bar di quelli in cui si ritrovano i ciclisti prima, durante o dopo una pedalata sulle piste ciclabili del Lago di Garda: è una via di mezzo tra un punto di ristoro e un negozio di biciclette, tutte e due le cose insieme. Ce ne sono moltissimi così nella zona del Lago, dove la bicicletta è un vero e proprio stile di vita. Fuori dal locale abbiamo depositato le nostre biciclette su dei portabici, ben sistemati, studiati apposta per le biciclette da strada. Tutto qui, in questa parte del Trentino, è pensato e progettato tenendo a mente i ciclisti e le loro esigenze.
Daniel arriva puntuale e si siede al tavolo con noi. È allegro. Caffè veloce e subito via per un bel giro in bicicletta verso Toblino e il Lago di Cavedine, pedaliamo prima sulla ciclabile e poi su strade ben asfaltate e poco trafficate. Nel frattempo chiacchieriamo: la nostra è un’intervista sulla bici, letteralmente, in sella.
Daniel, ti piace vivere qui?
«Venire a vivere in questo posto sul Lago di Garda è stata una decisione importante» - Daniel è infatti originario di un'altra zona del Trentino, di altri laghi e di altre meravigliosi panorami: la Valsugana - «Il ciclismo mi porta a viaggiare di continuo e ad attraversare il mondo in lungo e in largo. Le corse ti tengono sotto pressione, è una specie di altalena continua di sensazioni. Partecipo a gare di tre settimane come il Tour de France o il Giro d’Italia e resto esposto a emozioni fortissime, incontro un sacco di persone, in certi casi è impegnativo. Quando torno a casa e mi alleno o mi riposo ho bisogno di un luogo in cui essere circondato dalla natura e dalle persone a cui voglio bene. Casa mia è qui, in Trentino» - intanto leva la mano dal manubrio e fa a segno con il braccio mostrando lo spazio intorno.
Come hai cominciato, con la bicicletta?
«Da bambino, grazie al mio papà che mi portava con la mountain bike a mangiare il gelato, ogni volta in un posto diverso, nei paesi vicino al mio. Il gelato e la bicicletta erano la scusa per portarmi a esplorare. La bicicletta è libertà: andare a vedere dei posti che non conosci, raggiungere luoghi lontani, incontrare le persone. Pedalare significa godere del proprio tempo e tutti i momenti che riusciamo a prenderci per noi e per stare con le persone a cui vogliamo bene, sono un tempo prezioso».
Ti capita spesso di uscire a pedalare con persone che non conosci?
«Vivendo vicino al Lago di Garda ho a disposizione ogni tipo di terreno: grandi salite, fondovalle, collina, perfino i grandi passi dolomitici non sono troppo distanti. Ci sono tantissimi ciclisti che vengono in vacanza in questa zona, professionisti e non. Il mattino ci ritroviamo e partiamo in gruppetto, ci sono i soliti amici e poi ogni tanto qualche faccia nuova. Pedaliamo i primi chilometri insieme, poi ognuno ha il proprio giro o programma da seguire: io ho le mie tabelle di allenamento quindi spesso vado per la mia strada, con il mio ritmo. Poi quando ciascuno ha finito con i propri lavori tecnici ci si ritrova nuovamente per strada e si conclude insieme l’allenamento. Andare in bicicletta in Trentino non è soltanto un esercizio sportivo, è uno stile di vita. Guarda quante belle ciclabili e quanti ciclisti!».
Cosa ti piace di più del ciclismo?
«Mi piace conoscere posti nuovi e incontrare persone, è il bello del ciclismo. L’altra variabile è la performance sportiva e anche per questo il ciclismo è uno sport speciale: ognuno al proprio livello può misurarsi con se stesso, con i propri limiti e può farlo in maniera molto intima e personale. Le sensazioni che avverto io sono per certi versi le stesse di una persona che va in bicicletta soltanto una volta ogni tanto, magari solo quando è in vacanza. Non è fantastico? In altri sport è più difficile che questo accada. E poi anche le strade: quelle che percorre un professionista in gara sono le stesse su cui si può misurare un amatore, basta pensare alle grandi salite delle Dolomiti, al Monte Bondone ma anche la Salita del Monte Velo uno può andare lì e rivivere le vicende dei miti del proprio sport. Oppure può pedalare a ritmo di passeggiata e divertirsi ugualmente».
Welchen Rat würdest du einem Radfahrer geben, der zum Radeln ins Trentino kommt?
„Zu Erkunden. Keine Watt, Pulsmesser oder Zahlen. Mein bester Rat ist es, auf der Landkarte eine ungefähre Route einzuzeichnen und dann dem eigenen Instinkt und dem eigenen Antrieb folgen, denn genaugenommen ist Radeln eine Reise. Manchmal möchten wir alleine radeln, manchmal möchten wir etwas Zeit mit Freunden verbringen. Und manchmal wollen wir uns selbst auf die Probe stellen und uns auspowern, andere Male wollen wir uns nur ein wenig entspannen. Im Trentino stehen einem alle Möglichkeiten offen und man muss sich nur aussuchen, was einem am Liebsten ist. Just Ride, ab in den Satte und los! Das ist meine Philosophie.“