Il fascino di una pedalata insolita: la strada del Menador
Alla scoperta di una delle salite più particolari e meno frequentate del Trentino
Le strade di montagna inesplorate sono per i ciclisti un terreno di gioco infinito. Gli itinerari più gettonati percorrono di solito stradine secondarie e fuori mano, meglio se poco battute da mezzi a motore e automobili.
Il bello di pedalare in Trentino consiste esattamente in questo: poter percorrere lunghi giri e scalare grandi salite dove il traffico è quasi inesistente.
Partendo dal lago di Caldonazzo, c’è una salita speciale che per gli amanti della bicicletta da corsa merita di essere esplorata. Il suo antico nome, Kaiserjägerstrasse, è già tutto un programma. Nemmeno il nomignolo locale sembra poi così meglio: Menadór sa di pugile che con il suo destro implacabile sa metterti al tappeto ma non c’è da scoraggiarsi, la salita è abbordabile e bellissima. Il 25 maggio 2022 ha visto passare il Giro d'Italia e resterà aperta al pubblico fino al 28 agosto, dopodiché è prevista una chiusura per lavori.
Sono quattordici chilometri immersi in un panorama punteggiato da malghe e vestigia della linea del fronte, i luoghi sono quelli in cui fu combattuta la Prima Guerra Mondiale. Fin da subito ci si ritrova in un luogo incantato e bellissimo.
I primi tornanti incominciano appena fuori dall’abitato di Caldonazzo e il nostro consiglio è di arrivare lì dopo avere effettuato un buon riscaldamento. Se la percorri in automobile, la salita del Menador, ti sembrerà ripidissima. In bicicletta invece, è esattamente come un ciclista se la aspetta e la desidera: impegnativa e sfidante, e soprattutto quasi priva di traffico. Un vero gioiello. Per salire divertendosi è importante tenere una cadenza regolare, senza strappare. Dopo le prime rampe il bosco si dirada per lasciare spazio alle rocce e agli strapiombi del Monte Pegolara.
Il consiglio, specialmente se pensi di affrontare la salita per la prima volta, è di non preoccuparti troppo dei dati forniti dal ciclo computer. Dimenticati del cronometro e pedala concentrandoti sul paesaggio, godendoti un luogo che sembra senza tempo. Il silenzio regna e i suoni del bosco sono interrotti soltanto dal rumore del respiro e da quello dalle ruote che rotolano lentamente sull’asfalto.
Circa a metà salita verrai inghiottito da due brevi gallerie, due buchi scavati a picconate nella roccia dalle truppe alpine; poi due tornanti ancora, più impegnativi dei precedenti. Una delle ultime curve ospita uno spazio-belvedere da cui godere del panorama a valle, dal quale sembra di potersi tuffare direttamente nel lago.
Infine, nell’ultimo tratto la strada si allarga, la pendenza diviene meno ripida e più pedalabile, ci si può godere l’ombra dei larici tra cui filtra il sole caldo: ecco finalmente la cima. Di solito la conquista del Menadór ha come unici testimoni degli escursionisti di passaggio. Ci si saluta con un sorriso, tra ciclisti ed escursionisti. Al posto degli applausi e dello speaker sulla linea d’arrivo al termine della tua piccola impresa potrai godere del suono della natura, che cambia in base alle stagioni, passando dai campanacci delle mucche agli storni.
Scalare una strada in salita è sempre un po’ come salire in vetta a una montagna: lì in cima, prima di scendere, c’è quel momento di felicità che deriva dalla piccola soddisfazione personale di avercela fatta. Ci si premia per l’impresa con un sorso di acqua fresca bevuta dalla borraccia o con una gustosa merenda. La felicità è una cosa semplice e a portata di mano.