La "musica intuitiva" di Stockhausen e Bouman

Creazione on stage, ma anche improvvisazione, esecuzione di partiture e soprattutto interazione con il pubblico e il paesaggio circostante: protagonisti dell’esibizione di oggi pomeriggio in Val di Fassa il trombettista tedesco Markus Stockhausen e la virtuosa del clarinetto e del corno di bassetto, l’olandese Tara Bouman

A chi ha passato un po' di tempo tra boschi - a qualsiasi altezza e latitudine - e tra crode è certamente capitato di sentire il vento suonare. Magari un attimo tra lo stormire delle foglie, prima che tornasse ad essere fruscio o sussurro o addirittura fragore, ma è accaduto e, come se si fosse trattato di magia, il tempo si è fermato.
Qualcosa di simile è accaduto quest'oggi all'appuntamento de I Suoni delle Dolomiti  a Passo delle Selle, in Val di Fassa, e a renderlo possibile è stata la musica alquanto fuori dagli schemi che hanno proposto due musicisti originali e unici come Markus Stockhausen e Tara Bouman. Lì, nella conca chiusa tra le rocce scure dei Monzoni da un lato e quelle chiare del Costabella dall'altro, il duo si è  cimentato nel suo progetto "Moving sounds" per proporre quella che lo stesso Stockhausen ha definito “musica intuitiva”. Cosa fosse questa musica intuitiva lo si è capito subito con tromba e clarinetto a inseguirsi tra loro e soprattutto a inseguire il suono dell'ambiente. Una sorta di creazione on stage, un po' improvvisazione, un po' esecuzione di partiture ma soprattutto interazione e ricerca di energia e “risposta” - questa l'altra parola chiave nelle spiegazioni del musicista tedesco - nel paesaggio circostante e nel pubblico. Non si è trattato di usare tutto questo come semplice spunto per l'ispirazione ma di un dialogo quasi fisico, fatto di onde sonore, echi, azioni e reazioni.
Attorniati da un pubblico molto numeroso che è salito a piedi fino all'area circostante il Bergvagabunden Hütte, i due strumentisti sono rimasti in piedi su uno sperone che a sbalzo dominava la valle dei Monzoni ed hanno dato il via al loro "Moving sounds" con "Karen": quasi un richiamo al silenzio e all'attenzione e allo stesso tempo una dichiarazione di quello che si sarebbe poi ascoltato. Ricca di variazioni ritmiche e sonore, in una continua alternanza di silenzi e vibrazioni dell'aria o echi della montagna, si è poi sviluppata "Andrea" sin dagli iniziali squilli di tromba che hanno lasciato lo spazio a un tappeto sonoro in cui prima il clarinetto e quindi il clarinetto basso, suonati da Tara Bouman, si sono mossi pensosi e quasi malinconici. Poi è stato il momento della piccola tromba di Stockhausen, che ha fatto virare la composizione verso il jazz più creativo e ritmi quasi danzanti dal forte sapore mediterraneo. Tutto giocato su dissonanze e profonde vibrazioni è stato il brano "Belfort", che ha in un certo senso preparato il terreno per "Serenade" dalla bucolica trama sonora. Proprio su questa esecuzione Markus Stockhausen si è lanciato in fraseggi mentre il pubblico dipingeva con la voce un fondale di suoni.
Prima dei saluti finali e dei tanti applausi che hanno premiato i due musicisti, c'è stato spazio per un ultimo brano etereo ed essenziale come "Dialog".

 



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